BUENOS AIRES
Se si dovesse indicare una categoria che soffre più di ogni altra in Argentina per la lunga quarantena introdotta in funzione anti-coronavirus, la scelta cadrebbe senza alcun dubbio sugli artisti e gli amanti del tango. Certo, quando si dice Argentina si dice Maradona, bistecca e anche Madri di Plaza de Mayo, ma l’immagine che più viene alla mente è indubbiamente quella di due corpi che con passione si muovono al ritmo del 2×4. Da giorni i media ospitano a Buenos Aires il grido di allarme di ballerini, orchestre, compositori, cantanti scuole e ‘milongas’, colpiti dal rigido regolamento di ‘distanziamento sociale’ imposto dalle autorità sanitarie in tutto il mondo.
Un professore di tango, Adrián Luna, ha spiegato che si tratta di “una sindrome di astinenza dall’abbraccio”, a cui ora si cerca di sopperire in modo diverso, prescindendo da quello che si riteneva essenziale: il contatto fisico”. Cosciente della necessità di impedire la proliferazione del virus, l’Associazione degli organizzatori delle milongas e dei lavoratori del tango ha sospeso gli eventi pubblici già dall’11 marzo, prima delle misure restrittive decise dal governo.
Con il passare dei giorni però è cresciuto l’allarme economico. “La maggior parte degli artisti sono lavoratori autonomi o informali – ha chiarito Lucila Díaz Colodrero, vice presidente dell’associazione Lavoratori del Tango Danza – che vivono di esibizioni pubbliche, in gran parte legate ai flussi turistici che però ora si sono azzerati”. E allora dieci ballerini di Argentina, Francia, Italia, Grecia e Dubai hanno deciso di organizzare un festival internazionale online, ‘Unidos Tango Festival’, attraverso cui raccogliere fondi e poter così aiutare i loro colleghi in difficoltà.